Lo hanno chiamato “distanziamento sociale”, ma era semplicemente “fisico”. Ma sul fronte sociale sono accadute tante cose: la povertà, la paura, la morte, l’isolamento, la violenza casalinga, ma anche la solidarietà, l’orgoglio misto ad una incerta umiltà:
- la paura dell’altro, del vicino, ce la porteremo dietro le mascherine per un bel po’ di tempo;
- la povertà ci dividerà sempre di più, ci distanzierà e farà aumentare l’odio i desiderio del riscatto;
- la morte così subdola e vicina, così dentro tante famiglie da tenere separati gli affetti tra nonne e nonni, padri e madri, figlie e figli, nipoti, soli all’ultimo respiro;
- la violenza casalinga muta ed invisibile, degli spazi stretti e delle sbarre invisibili alle finestre e dele porte sbarrate;
- la solidarietà dai balconi, degli abbracci virtuali e delle canzoni cadenzate alle diverse ore del giorno;
- e poi c’è la normalità di cui si è perso il senso e su cui ci si interroga se per caso non è proprio quello il problema.
Questi alcuni dei temi che, declinandoli nel piccolo della nostra città, dei nostri quartieri, delle nostre case, del nostro quotidiano, abbiamo affrontato e che affronteremo nella nostra assemblea annuale del 5 giugno.
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